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La componente ottica

La prima descrizione accurata dell’impiego della camera oscura al fine di ottenere un disegno preciso appartiene al fisico napoletano Giovanni Battista Della Porta (1535- 1615) nel Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium (uscito in due edizioni: 1558 e 1559). Egli descrisse un apparecchio con una lente convessa (per rendere le immagini più nitide) e accennò anche alla possibilità di uno specchio concavo per rendere le immagini diritte. E' da taluni considerato l’inventore della camera oscura, ma in verità egli si limitò a descrivere cose che già esistevano (fu solo il primo a parlarne in modo chiaro e preciso). Vi troviamo la prima descrizione come strumento si ausilio per i disegnatori. Successivamente la camera oscura venne migliorata da personaggi come Leonardo Da Vinci, Daniele Barbaro, Wollaston e Chevalier. La camera ottica, così perfezionata, venne usata dai pittori e in particolare dai vedutisti del 1700 come Canaletto.

Il materiale sensibile

Catturare la luce richiese la comprensione dei materiali fotosensibili, che, anche se conosciuti fin dal Medioevo, non furono studiati a fondo fino al 1727, quando lo scienziato tedesco Johann Heinrich Schulze, durante alcuni esperimenti con carbonato di calcio,acqua regia, acido nitrico e argento, scoprì che il composto risultante, fondamentalmente nitrato d'argento, reagiva alla luce. Si accorse che la sostanza non si modificava se esposta alla luce del fuoco (ortocromatismo, contrapposto a pancromatismo ), ma diveniva rosso scura se colpita dalla luce del sole, esattamente come per la maggior parte delle pellicole e carte in bianco e nero diffuse fino alla prima metà del Novecento e basate sugli alogenuri argentici non modificati. Ripeté l'esperimento riempiendo una bottiglia di vetro che, dopo l'esposizione alla luce, si scurì solo nel lato illuminato. Chiamò la sostanza scotophorus, portatrice di tenebre. Una volta pubblicati, gli studi di Schulze provocarono fermento nell'ambiente della ricerca scientifica.
Joseph Nicéphore Niepce (nato a Chalon-sur-Saone) per la produzione di immagini senza l'intervento dell'uomo gli venne dalla litografia: sperimentando diverse tecniche Niépce riesce a ottenere, nel 1827, la sua prima immagine disegnata dalla luce (dopo aver steso uno strato di bitume di Giudea ridotto in polvere e disciolto in essenza di lavanda; la soluzione viene pennellata su una lamina di rame ricoperta d'argento e quindi fatta asciugare; lo strato di vernice fotosensibile viene esposto per qualche ora sul fondo di una camera oscura; successivamente la lamina viene immersa in un bagno di lavanda per dissolvere i frammenti che non hanno ricevuto la luce e così si ottiene l'immagine in negativo. Per il positivo occorre un contenitore con cristalli di iodio che formano depositi di ioduro d'argento; eliminando la vernice con l'alcool appare l'immagine fotografica vera e propria) che definisce eliografia, la madre della moderna fotografia. L'unico imprevisto è che il risultato del suo lavoro non è fissato e quindi si annerisce progressivamente al contatto con la luce. Il suo impegno è dedicato, in questi anni, al miglioramento della nitidezza dell'immagine. Nel 1827, durante un viaggio a Parigi, conosce Daguerre e Lemaitre che in seguito diventeranno suoi collaboratori. Nel 1829 fonda con Daguerre un'associazione per il perfezionamento dei materiali fotosensibili. Muore tuttavia prima di vedere riconosciuta l'importanza delle sue ricerche a Saint Loup de Varenne nel 1833. Ufficialmente la fotografia nasce nel 1839 (precisamente il 7 gennaio, data dell’annuncio ufficiale), quando cioè lo studioso e uomo politico François Jean Dominique Arago, eletto deputato nel 1830, spiegò nei dettagli all’Accademia di Francia (richiedendo poi anche un contributo economico per l’autore) l’invenzione di Louis Mandé Daguerre, la dagherrotipia. E' la nascita ufficiale della fotografia e sottolineo “ufficiale” perché dobbiamo comunque ricondurci e riferirci a una data. Ma, indubbiamente ed oltre a Joseph Nicéphore Niépce, con cui Daguerre collaborò strettamente, la fotografia ha (almeno) un altro padre: il fisico inglese William Henry Fox Talbot, inventore della fotografia come noi oggi la intendiamo, ovvero una matrice riproducibile potenzialmente all’infinito.

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Nepice: una veduta della sua casa di campagna. Occorsero 8 ore di esposizione, durante le quali il movimento del sole cancellò le ombre che con esso si spostavano. Si ritiene sia stata fatta nel 1827. Si tratta della prima immagine permanente fatta con la camera oscura

Talbot, colto in contropiede dalla presentazione del dagherrotipo, a fine gennaio presentò all’Accademia nazionale inglese delle scienze (Royal Society) e scrisse ad Arago per rivendicare la paternità dell’invenzione “fotografia”. Ovviamente, essendo Arago il “padrino” di Daguerre, la lettera fu semplicemente un disperato e vano tentativo da parte di uno studioso (Talbot, appunto) più votato ai risvolti intellettuali e/o artistici di una ricerca che alla sua parte “commerciale”. Al contrario di Daguerre, che infatti ottenne – grazie alla “sponsorizzazione” di Arago – un sussidio vitalizio consistente in 6000 franchi (4000 andarono invece a a Niépce figlio in quanto il padre, Joseph Nicéphore, era morto nel 1833, prima, quindi, di quel 7 gennaio 1839) - concessi dal re di Francia Luigi Filippo per l’acquisto e la liberalizzazione del dagherrotipo. Poco dopo l’annuncio ufficiale della fotografia, numerosi personaggi, in Francia e in Europa, si fecero avanti rivendicando metodi ed esperimenti legati ad essa. Tra tutti, meritano una particolare attenzione due studiosi: Antoine Hercule Romuald Florence, nato a Nizza nel 1804 ed emigrato in Brasile a meno di trent’anni, che nel 1833 ottenne delle immagini su carta abbastanza simili a quelle di Niépce e di Daguerre, ma l’isolamento del luogo in cui viveva gli impedì di far conoscere la propria scoperta e i propri esperimenti (portati alla luce dallo storico brasiliano Boris Kossoy); pare addirittura che Florence utilizzò già nel 1834 il termine “fotografia”; Hippolyte Bayard (1807-1887), che fu tra i primi fotografi della storia e inventore di un procedimento noto come stampa positiva diretta, che consente la realizzazione di un positivo non riproducibile.

1889-1935: NASCE LA FOTOGRAFIA A COLORI E IL 35mm

Nel 1895, il mondo dell’immagine viene “travolto” da un’altra rivoluzione: il Cinematografo dei fratelli Lumière, utilizzante pellicola 35mm, come il Kinetoscope di Edison, ma volto, oltre che a registrare le immagini, anche a proiettarle. Nasce il cinema. Nel 1898 il fotografo dilettante italiano Secondo Pia (era un avvocato astigiano) fotografa per la prima volta al mondo la Sacra Sindone, rivelando la sua natura di negativo fotografico e cambiando radicalmente il mezzo di diffusione dell’immagine della Sindone nel mondo, prima affidato alle arti manuali, contribuendo pertanto in maniera determinante ad accrescerne la devozione popolare e la conoscenza. Mentre continuano gli sviluppi ottici, soprattutto grazie a Zeiss, nel 1902 viene prodotta negli Stati Uniti la Graflex, reflex monobiettivo che per decenni ha accompagnato la storia del giornalismo americano. Solida, robusta e maneggevole, era progettata per essere usate sul campo, a mano libera, da reporter d’assalto e per oltre un ventennio venne considerata la migliore fotocamera al mondo.
E proprio a proposito di reporter fotografici e fotogiornalismo, nel 1905, Gilbert Hovey Grosvenor, giovane editore del nascente National Geographic, decide di inserire undici fotografie nella rivista. &EGRAVE l’inizio dell’oggi imprescindibile binomio “fotografia – giornalismo”.
Pagina pubblicitaria sulla Kodak Vest Pocket pubblicata sul magazine femminile statunitense (nato nel 1883) Ladies’ Home Journal. Fonte: http://library.duke.edu/. E' all’autocromia che dobbiamo le fotografie a colori della Prima Guerra Mondiale. E mentre l’inventore francese Louis Dufay (1874-1936) brevettava il suo processo fotografico a colori nel 1908, il suo collega Edouard Belin realizzava (1907) il moderno sistema di fototelegrafia per analisi e sintesi dell’immagine. E' l’alba del fax. Nel 1912, a Monaco, Friedrich Deckle realizza poi l’otturatore centrale Compur, che verrà adottato da quasi tutti i fabbricanti europei, americani e anche giapponesi e che per 40 anni sarà il punto di riferimento del mercato.
Nello stesso anno va in produzione la Speed Graphic, la fotocamera che sarà “la” macchina fotografica dei fotoreporter americani fino agli anni 50 e la Vest Pocket Kodak, che, sull’onda del successo di altri apparecchi di dimensioni ridotte che utilizzavano pellicole a rullo e prevedevano tiranti in metallo per mantenere il soffietto in posizione, usava la nuova pellicola in rullo formato 127, per formati 4,5x6cm. Fu un (altro) successo enorme targato Kodak, anticipatore, tra l’altro, della necessità /scopo a cui il mercato e l’industria fotografica stavano porgendo particolare attenzione: la praticità degli apparecchi fotografici, degli obiettivi e degli accessori.
Durante il periodo della Grande Guerra (1914 – 1918), nasce nel 1917, dalla fusione di tre piccole ditte ottiche giapponesi, la Nippon Kogaku K.K., che lavorerà per la Marina Imperiale giapponese e produrrà obiettivi per i fabbricanti giapponesi di fotocamere. E' l’alba della Nikon.
Tra le commercializzazioni delle prime pellicole Kodak (1889: in rullo su supporto trasparente in celluloide; 1891: in rullo caricabile in luce diurna), la presentazione della macchina per riprese cinematografiche Kinetograph ad opera di Thomas Alva Edison (già inventore del fonografo e della lampadina) e la prima fotografia subacquea (realizzata dal fotografo e biologo francese Louis Marie-Auguste Boutan nel 1893), troviamo il fisico francese Gabriel Jonas Lippmann (1845 – 1921), che riesce ad ottenere la prima fotografia a colori stabile, grazie al suo (complicato) metodo interferenziale. Nel 1908 gli sarà conferito il Nobel per la fisica e si tratta dell’unico alto riconoscimento scientifico dato ad un ricercatore del mondo della fotografia. Nello stesso anno, il genio fondatore George Eastman decide di togliersi la vita, dopo aver lasciato questo breve messaggio: Ai miei amici: il mio lavoro è compiuto. Perché attendere? E sempre nel 1932 inizia la produzione dei primi obiettivi prodotti dalla Nippon Kogaku, i Nikkor: è l’inizio di una (altra) leggenda.
Nel 1933, a proposito di leggende, i due musicisti americani Leopold Mannes e Leopold Gowoski mettono a punto una pellicola a colori universalmente riconosciuta, la Kodachrome.
Anche la giapponese Minolta, fondata nel 1928, entra in campo con le sue prime fotocamere per pellicola a rullo e, pochi anni dopo (nel 1934), l’imprenditore giapponese Tashima Kazuo fonda la Precision Optical Instruments Laboratory e realizza, con l’aiuto della Nippon Kogaku, la Hansa Kwanon, un prototipo di fotocamera a telemetro 35mm: è l’alba della Canon, il cui marchio verrà registrato nel 1935, anno in cui la Hansa Canon andrà in produzione.